Tra le crepe di corpi e mondi
Ma io, da che parte sto?
Urla, rumore assordante e messaggi manipolatori… chi siamo diventati? E come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto. Sentire davvero diventa un atto rivoluzionario. Il corpo che cede, si affatica, si ammala — è un sintomo di questo mondo spezzato, e insieme è radar di verità. La guerra passa attraverso i corpi sensibili, gli animi vigili, quelli che non hanno smesso di provare empatia. Poi c’è la guerra vera, quella fatta di bombe, quella che ancora qui fortunatamente non c’è.
“Da che parte voglio stare?” — è il bivio collettivo in cui ci troviamo: cedere alla rassegnazione e alla disconnessione, oppure rischiare la presenza e l’autenticità. E allora sì, serve coraggio.
Coraggio di tenere aperti gli occhi, di ascoltare la propria voce anche quando trema, anche quando è fuori moda o controcorrente. Coraggio di non voltarsi dall’altra parte, ma nemmeno di soccombere sotto il peso del mondo.
Ma scegliere la presenza è faticoso. Scegliere di vedere è doloroso.
Essere ingannati oggi è facile. È facile perdersi in un mondo in cui le energie che ci circondano sono forti, ridondanti, travolgenti.
Eppure ne sento l’urgenza, forse proprio quella istintuale, splenica, ancestrale.
Il coraggio di non anestetizzarsi.
Il coraggio di restare connessi al corpo e alla coscienza, alla fonte.
Il mio corpo negli ultimi mesi non è stato bene.
Si sta riprendendo da un momento davvero sfidante. Tante volte ho sentito bombe cadere su di me, arroganze verbali, ingiustizie, cattiverie gratuite. Eppure non ci sono bombe, non ci sono minacce immediate alla mia vita.
E allora mi chiedo: se io, in un luogo sicuro, mi sento così, cosa deve provare chi vive ogni giorno sotto assedio?
Chi affronta discriminazioni, esclusione, pericolo reale? C’è un dolore diffuso, quasi epidermico che non è solo mio. È collettivo.
Un tempo mi sembrava quasi che il mondo stesse per fiorire davvero, che la coscienza si stesse espandendo, che l’evoluzione stesse vincendo. So che è ancora così, è che il buio ha reagito. Come noi ci siamo evoluti, anche lui ha tirato fuori la sua vera faccia, sdoganando messaggi e comportamenti che prima sarebbero stati impensabili in pubblico.
È una mossa disperata, come un animale ferito che ringhia e morde tutto ciò che vibra alto. Si è fatto vedere, in modo talmente teatrale, esagerato, assurdo… da sfiorare il grottesco.
Da sembrare incredibile — eppure è reale.
Tutto è in piena vista. E allora, in questo scenario l’atto più potente che possiamo compiere è un atto di chiarezza, di integrità, di verità personale.
Siamo chiamati a scegliere.
Sento che è il momento di essere radicalmente sinceri, di selezionare con cura cosa lasciamo entrare nel nostro campo, di tornare, ancora una volta, alla nostra verità profonda.
Siamo chiamati a scegliere non solo da che parte stare, ma anche come stare, non da soli, ma come parte di un unico corpo, di un organismo vivente, in cui ogni scelta conta, ogni gesto risuona, ogni coscienza accesa diventa faro.
È tempo di vivere nella verità del proprio cammino, con radici ben piantate e il cuore forte, lo sguardo limpido e l’anima radicata.
Ora più che mai.